sabato 9 settembre 2017

Foggia.Dopo il fattaccio conosciamo tutti il sito archeologico di Faragola (Ascoli Satriano). (IV-VI secolo d.C.).







Il sito archeologico di Faragola nei pressi di Ascoli Satriano (Fg)  è stato seriamente compromesso
da un incendio del tetto in legno che lo proteggeva.
E' stato dato un grosso risalto a livello nazionale di quanto accaduto anche grazie alla dichiarazione del prof. Volpe tra gli artefici della valorizzazione dell'area e studioso di uno dei siti archeologici più importanti della Regione e d'Italia.
Al di là delle polemiche sorte per mancanza di telecamere o di Vigilantes sorgono interrogativi sulle conoscenze che abbiamo noi , abitanti delle zona, e dell'importanza che attiene la sfera culturale di queste bellezze storiche dei nostri territori.
Diciamo la verità . In quanti ( a parte gli addetti ai lavori) conoscevano il sito e la sua importante 
valenza storica ed architettonica?
Non siamo consapevoli dei tesori che sono sparsi nella nostra provincia.
Abbiamo un Museo Civico in città andiamola a visitare. 
Nel centro di Foggia, il Museo Civico / Pinacoteca racchiude tesori archeologici, dipinti e anche una sezione etnografica.

La risonanza ricevuta conseguentemente all'incendio del Sito Archeologico,  nonostante rappresenti una cosa nefasta,   grave,  sia lo stimolo per accrescere  la consapevolezza della bellezza e della cultura che trasmette il nostro meraviglioso territorio  che va,  in maniera decisa,  difeso , conosciuto ed apprezzato.

Salvatore Valerio














 BARI - Mosaici danneggiati irrimediabilmente, marmi cotti, calcinati per il calore, strutture murarie distrutte. L’oscillum decorato con la figura di danzatrice presente nello stibadium rubato. E’ il primo bilancio che il presidente del Consiglio superiore dei beni culturali e paesaggistici del MiBact, l’archeologo Giuliano Volpe, professore all’Università di Foggia, traccia dei danni provocati dal rogo che si è sviluppato nella notte, per cause in corso di accertamento, nel sito archeologico di Faragola, ad Ascoli Satriano, nel Foggiano. «E' la fine», scrive Volpe su Fb, senza nascondere di avere «le lacrime agli occhi per il dolore, la rabbia, la delusione, lo sconforto».
Volpe, che si trova attualmente in Malesia, ha lavorato negli anni, insieme con un gruppo di studenti, archeologi e restauratori, alla riscoperta del sito e oggi non ha dubbi: l'incendio è stato appiccato e forse - dice - sono stati usati esplosivi. Il legno della copertura è ignifugo. «Sembra roba di professionisti», aggiunge Volpe che sempre su Fb ha pubblicato le foto dello scempio che si è consumato nel sito dove è stato individuato un esteso insediamento di età romana e tardoantica. Nel tempo sono stati portati parzialmente alla luce alcuni ambienti residenziali di una ricca villa - Villa Faragola - di cui è stata finora documentata soprattutto la fase tardoantica (IV-VI secolo d.C.). Per i lavori nel sito sono stati stanziati finanziamenti da Ministero e Regione che ha destinato 1 milione e 600 mila euro al recupero e valorizzazione dell’area. Il termine dei lavori è previsto per marzo 2018, ma viste le condizioni in cui è stato ridotto il sito, non sarà più possibile rispettare la data di consegna. «Quattordici anni - dice Volpe - di scavi, di ricerche, di studi, di lavoro, per uno dei parchi archeologici considerati più importanti di Puglia e d’Italia: persi, distrutti»
I vigili del fuoco non si pronunciano: «stiamo lavorando per capire cosa sia successo», dicono. Al momento non sono stati ritrovati inneschi nè tantomeno tracce di liquido infiammabile. Sulla vicenda indagano i carabinieri. Volpe, che ha ricevuto la solidarietà dell’Ateneo di Foggia, comunque è certo: «sembra un intervento fatto da persone esperte, hanno fatto in modo che tutto fosse distrutto». Da alcuni mesi il cantiere era stato sospeso in attesa della ripresa per il completamento del terzo lotto dei lavori. «Quando un sito è lasciato senza controlli, diventa 'terra di nessunò», dice Volpe.
«Restano ormai, oltre ai pochi oggetti portati al museo e ai materiali nei nostri laboratori, - conclude l’archeologo - solo i nostri studi, le foto, i video, i disegni, la nostra memoria e la passione per un sito straordinario».
( la Gazzetta del Mezzogiorno)

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